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  Chi conosce il Bambù

Tratto da "Arte come mestiere" di Bruno Munari edizioni Laterza prima edizione 1966.

Che cos'é il bambù per il popolo giapponese, come lo coltivano, come lo usano, in che modo lo lavorano, cosa ne fanno, come lo mangiano, una cosa interessantissima per un designer. Specialmente come gli artigiani giapponesi, quelli rari che si accontentano di guadagnar poco pur di fare un lavoro che li soddisfi pienamente, questi pochi artigiani che ancora rimangono, lavorano questo legno che é quasi un osso, questa specie di erba preistorica (del periodo delle felci giganti? chiedere ad un esperto botanico) che in condizioni ambientali favorevoli può crescere anche venti centimetri al giorno.
La fibra rettilinea longitudinale di questa pianta é probabilmente in relazione alla velocità di crescita.
Il bambù é quasi come un profilato vegetale, un tubo verde con ogni tanto una chiusura interna, indicata all'esterno da uno spigolo circolare, quasi a segnare un ritmo di crescita. La natura ce lo offre gratis, in qualunque dimensione, già verniciato.
I giapponesi, da sempre, ne fanno tubazioni rompendo le chiusure interne con un lungo ferro; ne fanno impalcature per le loro case; ne fanno siepi tagliando tante canne della stessa altezza e legandole tra loro in mille modi diversi; ne fanno vasi per fiori utilizzando la chiusura interna della canna come fondo del vaso e tagliando il bambù nei modi più impensati. Questi vasi per fiori dimostrano l'estro, l'invenzione, il modo di sfruttare un "profilato con nodi interni" sempre rispettandone la natura e la struttura, trovando molte proporzioni diverse e sempre equilibrate tra interno ed esterno del vaso, rapporti spaziali tra vuoti e pieni e sistemando la posizione del nodo sempre in modo logico come dovrebbe fare un bravo designer di fronte a questo tema.
Ho visto un salvadanaro fatto con un pezzo di canna limitata da due nodi e con una fessura per la moneta; due trampoli fatti con due canne alte due metri col posto per i piedi fatto con altri due pezzi di bambù; una siringa fatta con un pezzo di canna limitata da un solo nodo nel quale era stato fatto un buco e con un'altra canna di diametro più piccolo si spingeva l'acqua. Non parliamo poi di canne da pesca, di giavellotti e attrezzi sportivi, di armi e strumenti musicali, di giocattoli e oggetti d'uso. Ho comperato dei pennelli fatti solo di bambù: il nodo limita il manico da un lato e dall'altro lato la canna é stata sfilacciata (la fibra filiforme) e si pu usare come un normale pennello di setola.
Spaccando una canna di bambù, ancora verde, alta circa due metri, in senso longitudinale, con un coltello non affilato, si hanno due metà uguali. Il coltello corre lungo la canna, guidato dalle fibre longitudinali e in un attimo, con precisione, il bambù si spacca. Continuando questa operazione su ogni pezzo, si può tagliare una canna di bambù in tanti fili lunghi quanto la canna e larghi anche un millimetro. Con questi fili si fanno le tende avvolgibili, le stuoie, i cestini, e tutti gli oggetti che noi facciamo per esempio col giunco, o col midollino.
Con listelli più grossi si fanno altre stuoie, altri cestini, altri oggetti. Spaccando una canna in due e poi appoggiando le due parti aperte per terra, basta camminargli sopra per aprire tutta la canna in quattro parti o sei pezzi così da sviluppare la circonferenza in piano: con questo sistema si fanno pareti, soffitti e molte altre cose per la casa.
Gli artigiani giapponesi tagliano e lavorano questa canna con grande naturalezza e quasi senza arnesi speciali. Gli oggetti che ne risultano hanno un aspetto immediatamente comprensibile perché il materiale é usato secondo la sua natura, e quindi é logico, per esempio, che ci sia un ingrossamento del diametro della canna dove c'é la chiusura interna e anche appare logico che il taglio della canna vada fatto in un certo modo, secondo l'uso.
Non é che tutti gli artigiani giapponesi siano bravissimi ma la maggior parte sì, per tradizione.
Poi ci sono anche quelli che vogliono seguire le mode occidentali e allora fanno delle decorazioni "astratte" col bambù come le potrebbero fare col tubo di plastica, dimostrando la loro scarsa intelligenza.
Quando si studia qualche aspetto caratteristico di un popolo é bene studiarne il lato migliore se si vuol capire qualcosa. Le cose brutte sono brutte in tutto il mondo allo stesso modo. Solo dove c'é il meglio c'é da imparare, e il meglio é caratterizzato: ogni paese eccelle in qualcosa, é uguale agli altri nel resto.
 

     

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