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Quando, con Emi, abbiamo deciso di “fare” il libro dei corsi di GDC non sapevamo ancora quanto avremmo lavorato nei tre anni successivi, anche rubando il tempo al lavoro professionale. Se, inoltre, si tiene conto della tecnologia di allora si capisce cosa volesse dire raccogliere, selezionare i disegni e farli fotografare uno per uno. Abbiamo ricontattato tutti gli ex studenti per avere il materiale e ci siamo riempiti gli studi di enormi fogli di carta e di lucido. Allora tutti disegnavano a mano e la fotocamera digitale era un sogno. Ma lo avevo promesso a GDC, e se non avessimo fatto il libro avremmo corso il rischio di non essere mai esistiti. Ho capito questo quando mi hanno invitato, l’anno scorso (2005) a fare un breve saluto a GDC poco dopo la sua morte, nell’aula delle tesi in Facoltà. |
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